martedì 20 dicembre 2016

Libertà di stampa e limiti: il laboratorio con gli studenti in Consiglio regionale

 A confronto con i giovani sulla libertà di stampa, nella sede della democrazia elettiva pugliese. L'Aula del Consiglio regionale ha ospitato il laboratorio di giornalismo "Libertà di carta": centoventi studenti di tre scuole baresi hanno affrontato temi legati all'etica dell'informazione. L'iniziativa, promossa dal gruppo Puglia del Comitato Giovani Unesco e dalla Sezione consiliare biblioteca e comunicazione istituzionale, ha coinvolto ragazze e ragazzi degli ultimi due anni del "Bianchi Dottula", "De Lilla” e “Panetti”, che ne hanno discusso con i relatori, producendo i loro contributi inviati in tempo reale sulle piattaforme social nel web e da pubblicare sulle testate scolastiche. I istituti sviluppano infatti progetti di giornalismo. Dall'altra parte del "tavolo", il vicepresidente del Consiglio regionale Peppino Longo e tre giornalisti: Piero Ricci di Repubblica Bari in rappresentanza dell'Ordine dei Giornalisti di Puglia, Enzo Quarto della RAI e il presidente del Corecom Puglia Felice Blasi. Dati non confortanti quelli sulla libertà di stampa, che vede l'Italia retrocedere di quattro posti, dal 74° al 77°, tra i 180 Paesi della classifica 2016 di "Reporter sans frontieres". "Dati poco edificanti per un Paese che si considera moderno e avanzato", li ha definiti il vicepresidente Peppino Longo, introducendo i lavori. "Ci precedono Tonga, Burkina Faso e Botswana, mentre in Europa, dove si riscontra invece la maggiore tutela dell'informazione, ci seguono solo Cipro, Grecia e Bulgaria". Nel dare la notizia, la stampa nazionale ha scelto titoli che lasciano poco all'immaginazione: "Giornalisti intimiditi o minacciati di morte". Reporter senza frontiere ha infatti puntato il dito sui quasi 50 giornalisti italiani sotto protezione per minacce di morte di organizzazioni mafiose o intimidazioni di soggetti occulti. Ma non sono estranei al rapporto i procedimenti giudiziari intentati contro i giornalisti che hanno scritto sullo scandalo Vatileaks, imputati di diffamazione a mezzo stampa. I cronisti più esposti in Italia "sono quindi quelli che fanno inchieste sulla mafia, sul crimine organizzato e sulla corruzione", ha osservato Longo, prima di chiudere l'intervento ricordando l'art. 21 della Costituzione, che sancisce e difende la libertà di stampa. Tuttavia, la stampa subisce censure, pressioni intimidazioni, ma ci sono anche limiti autoimposti dagli stessi professionisti dell'informazione. Sono quelli indicati dai codici deontologici di autodisciplina, condivisi dall'Ordine dei giornalisti a tutela di minori, disabili, immigrati e profughi, ha fatto presente Piero Ricci: "ben diciassette, condensati in un testo unico". Sul significato, efficacia e limiti di queste norme si è soffermato Enzo Quarto. "Il problema è l'assenza di etica e di verità nel giornalismo, che vanno entrambe ben oltre le norme deontologiche, troppe e 'farisaiche', se non vengono assecondate dalla coscienza individuale". Felice Blasi ha proposto un "ribaltamento": pensare l'informazione come "servizio" all'opinione pubblica. "La centralità della verità merita tutta l'attenzione: per conseguirla, l'informazione dovrebbe rappresentare la realtà con obiettività, pluralismo, imparzialità e completezza. E senza prendere parte". (fel)
fonte agenzia n. n 5398 del 1

2/12/2016 

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